Non è difficile capire che, se uno vuole occupare il posto di un re e non ci riesce, è condannato a morte, semplicemente perché due re non possono stare sullo stesso trono. E’ una regola umana che tutti condividiamo, ma è anche la prima regola che Dio ha espresso quando ha dato a Israele la legge di Mosè.
Quando Iddio ha creato l’uomo, gli ha dato ogni cosa affinchè nulla gli mancasse, ma lui, insieme a sua moglie, ha pensato e ha desiderato di diventare come Dio. Gli era stato comandato di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché tale disobbedienza gli avrebbe procurato la morte, ma non ne tenne conto. Da quel momento si era creata una situazione incresciosa per l’uomo; il rimanere nel giardino in quella condizione era di per se fatale per il fatto che, mangiando dell’albero della vita, sarebbe rimasto per sempre privo della presenza del Signore.
Il Creatore ha dovuto cacciarlo dal giardino per il suo bene, anche se questo gli ha procurato grandi dolori; nello stesso tempo Lui portava avanti la Sua opera di salvezza e redenzione, seguendo le vie della Sua giustizia.
Cosa avrebbe mai potuto fare l’uomo per pagare il riscatto dell’anima sua davanti al Creatore?
Fu così che l’amore di Dio (non avendo l’uomo alcuna possibilità di scampare l’anima sua), ha pensato bene di darci un figlio, generato da Lui per noi. In Gesù non abita solo il figlio di Dio ma anche il figlio dell’uomo che il Creatore gli ha generato, affinchè, come tale, potesse offrirci la speranza attraverso il Suo sacrificio. Perché un figlio? Semplicemente perché solo il sangue di un uomo innocente avrebbe ottenuto due risultati davanti alla giustizia divina. La morte non avrebbe potuto trattenerlo e, risuscitando, avrebbe potuto condurre a Suo Padre tutti quelli che ne avrebbero condiviso il sacrificio.
E’ chiaro che tutto ciò è possibile solo se quel sacrificio è accettato come unico mezzo di salvezza. Non c’è alcuno spazio alle opere meritorie, perché ciò sarebbe come disprezzare la grazia di Dio. Il solo termine
Forse non lo sai ancora o, se lo sai, mai hai avuto modo di valutare questa realtà in questi termini. Vedi, l’evangelo ci porta a conoscenza che non ci sono limiti alla misericordia di Dio; chi offre il proprio figlio per salvare qualcuno non si fermerà certo davanti a nulla, anche se questi è suo nemico (Colossesi 1.21). La sola cosa che non può accettare è che si rifiuti l’unico sacrificio possibile, il dono ineffabile del Suo amore per noi, intensamente voluto da Lui stesso per la salvezza delle sue creature.
Il ladrone sulla croce non ebbe il tempo materiale per riparare i propri errori, perché la sua vita aveva ormai le ore contate, ma, quando, alla fine della sua vita disordinata osservò come Gesù stesse vivendo quella croce, capì che non era colpevole di nulla. Capì - questo è un mistero della pietà di Dio - solo un innocente poteva risolvere il suo dilemma e, rivoltosi a Lui, disse:
Lasciamo queste immagini eloquenti per osservare un altro personaggio. Atti 8.29-35, narra che,
E l'eunuco, rivolto a Filippo, gli disse: Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di se stesso, oppure di un’altro? E Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura gli annunziò Gesù. L’uomo di cui ci stiamo occupando è religioso, uno fra quelli che sono disposti a sacrifici per adempiere il proprio dovere. Costui era salito in Gerusalemme dal suo paese, l’Etiopia, per prendere parte a una festa religiosa. Mentre ritornava al suo paese leggeva Isaia 53 ma non ne comprendeva il significato. Colui che conosce il cuore dell’uomo disse a Filippo di accostarsi al carro e, quando il servo di accostò, udì che leggeva il profeta Isaia e gli chiese:
Come vedi, la persona di Gesù può essere solo accettata per fede prima; poi, quando il tuo cuore imparerà ad amarlo davvero, gli occhi tuoi Lo vedranno, perché Lui non è un Salvatore immaginario, frutto della fantasia di alcune persone turbate nella mente. Oggi, solo quelli che Lo amano possono vederlo; domani tutta la creazione riconoscerà che Lui e solo Lui è il Signore alla gloria di Dio Padre.
Oggi tu puoi fare qualcosa per te; la decisione non sarà facile, ma è l’unica possibile. Puoi, come il ladrone sulla croce, fermare i tuoi pensieri, chinare il tuo capo sul figlio di Dio e figlio dell’uomo e, alla luce di Isaia 53, osservarlo attentamente. Se non ti ritrovi nell’immagine del ladrone, forse ti ritroverai in quella dell’eunuco. Ciò che conta è che Cristo sia per te davvero importante, che il tuo cuore vibri per Lui; conta che tu Lo riconosca come Salvatore, come la tua unica speranza di vedere la faccia di Tuo Padre.
Se le tue viscere si commuoveranno per Lui, allora c’è speranza per te oggi. Mentre è tempo di grazia, il Salvatore del mondo è il tuo Unico amico, il tuo unico avvocato presso il Creatore, il tuo unico rifugio dal dilagare del peccato in questo mondo. Domani, quando Lui ritornerà per riprendere ciò che è suo e che gli è costato l’immane sofferenza della croce, se non ti vedrà come amico, non sarà per te un bel giorno. Il Salmo 2/12 t’invita dicendo: “Baciate il figliuolo affinchè non si adiri e non periate lungo la via, perché la sua ira può accendersi in un momento; Beati tutti coloro che si rifugiano in Lui”. Credimi, non sarà un momento piacevole per i suoi nemici.
Chiudiamo questo nostro appello con le parole scritte nel Salmo 95.7 e Ebrei 3.7: