LE PECORE PERDUTE - FIGIUOLI DISPERSI
Chiunuqe legge secondo la lettera l'incidente della donna Sirofenice in Matteo 15/22-28, è colpito dall'affermazione di Gesù, che Egli fu mandato solamente alle pecore perdute della casa di Israele. Naturalmente, la comune interpretazione dell'incidente è che Gesù ritardò l'opera di misericordia al fine di provare la fede di una madre desolata. Questo è incluso nella lezione ma non spiega le parole "pecore perdute della casa di Israele". Interrpretando le parole da un lato solo , noi dovremmo concludere che Gesù si lasciò persuadere ad un'eccezione verso la straniera. Però, tale supposizione non può reggersi di fronte alla realtà che Gesù mai affermò alcuna cosa, eccetto la Verità; e che le sue affermazioni mai mutarono sotto la forza delle persuasioni umane. Nel Figliuolo di Dio non vi è cambiamento di pensiero; le Sue parole sono SI ed Amen.
Noi dobbiamo affermare che quella donna era una delle pecore perdute della casa di Israele. Vi è Israele secondo la carne, ma essa non era tale; vi è Israele secondo lo Spirito, e, in questo caso essa era. Poichè vi sono figliuoli di Abramo secondo la carne, e figliuoli di Abramo secondo lo Spirito, i quali sono nella linea delle fede del patriarca. La Sirofenice pianse e sostenne la prova di un'apparente indifferenza, fino al punto di umiliarsi ed d'essere paragonata ad un cane, ad essere soddisfatta delle miche che cadono dalla tavola dei figliuoli. Mentalmente essa ignorava la sua vera connessione con la deità; ma aveva un intuito, una conoscenza spirituale, che la sua supllica non poteva essere rifiutata. La donna fece tre cose: principiò a piangere apppresso a Cristo; lo adorò prostrandosi ai suoi piedi, e accettò la prova di una severa umiliazione. Il cane è una bestia immonda; i forestieri erano chiamati "cani" dai fanatici Giudei. Ma queste tre sono esattamente le prove do ogni figliuolo del Regno. Un lungo pianto dell'anima, uno spirito d'adorazione, e il prendere finanche il posto di un cane, Davide, un un'occasione si paragonò ad un cane morto.
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