Così disse Gesù:
Il tema della libertà a cui Gesù faceva riferimento, è legato strettamente a ciò che noi riteniamo peccato e ciò che Lui ritiene peccato. Come tutti sappiamo, il peccato ha generato servitù le quali fanno tutte capo al peccato inziale, cio: "Concupiscenza degli occhi, concupiscenza della carne e superbia della vita".
La concupiscenza degli occhi ha generato a sua volta tanti altri desideri della serie: "Occhio non vede e cuore non duole". La concupiscenza della carne ha generato tutti quei peccati che Paolo descrive nella lettera ai Galati 5.19-21
La superbia della vita ha generato ogni comportamento in opposizione a Dio, dal semplice (si fa per dire) rifiuto della salvezza, fino alla scienza che nega l'esistenza di Dio e non gli riconosce il diritto di Creatore.
Ecclesiaste 12.1 fa un quadro interessante, perchè in poche parole traccia il sentiero del diritto all'autodeterminazione, ma presenta il conto, quando dice:
Ora ci sono sicuramente cose che sono visibili come le opere della carne. Ci sono però altre cose che non lo sono, come certi comportamenti sovente considserati "buoni", come la vanità, l'orgoglio, la superbia, l'avarizia, l'invidia,etc. Ve ne sono altri che pur non essendo cosiderati "buoni", trvano però molti adepti, come : "il desiderio di vedere il male negli altri, di udire il male degli altri, l'ipocrisia, la maldicenza, l'ingiustizia a proprio vantaggio, la doppiezza d'animo".
Isaia 33.15 li sintetizza così:
Non abbiamo ancora parlato delle sollecitudini della vita, dell'amare qualcuno o qualcosa più del Signore. Non abbiamo menzionato il più pernicioso dei male, perchè è sicuramente un grande impedimento al Signore. Gesù ha parlato così, riferendosi agli scribi e farisei:
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché pulite l'esterno della coppa e del piatto, mentre l'interno è pieno di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco! Pulisci prima l'interno della coppa e del piatto, affinché anche l'esterno sia pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché rassomigliate a sepolcri imbiancati, i quali di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine. Così anche voi di fuori apparite giusti davanti agli uomini; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché edificate i sepolcri dei profeti e ornate i monumenti dei giusti, e dite: "Se noi fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro nell'uccisione dei profeti"
Luca 11.43 evidenzia un altro malessere di cui tenere conto:
Altro atteggiamento spesso onorato nel cuore è scritto in Luca 18.11:
Penso che il quadro sia di per se sufficientemente allarmante, ma ciò che è grave davanti al Signore è il non voler ascoltare la sua parola. I peccati sono certamente la dimostrazione di quanto l'uomo sia un essere di carne, ma ciò che impedisce al Signore di operare è la mancanza di dolore, di penitenza e di odio per il peccato, in quanto si manifesta in questo corpo mortale per impedire il nostro arrendimento e consacrazione a Dio. Di fronte a queste cose, risuona forte il messaggio di Gesù: "Se perseverate nella mia parola,.....sarete veramente liberi".
Il quadro descritto è ovviamente complessivo, perchè ognuno ha i porpri problemi e le proprie servitù.
Ora io credo che non bisogna confondere il perdono dei peccati con la libertà di non peccare, perchè il perdono sana ciò che è avvenuto, ma non trasforma l'essere peccatore in un santo. La libertà invece rende l'uomo sempre più santo perchè meno dipendente da tutto ciò che lo distrae da Dio; una nuova natura prende a vivere e a crescere davanti a Dio e davanti agli uomini. Questa nuova natura, essendo stata generata da Dio in noi, è nuova non perchè differente dal passato, ma perchè è libera dalle servitù che abbiamo sopra elencato.
La dipendenza di qualsivoglia genere è peccato, perchè essendo una servitù non rende l'uomo libero ma schiavo. Tale servitù dice che in realtà non abbiamo compreso che Gesù è venuto per liberare dalla servitù del peccato, affinchè viviamo a Dio in novità di vita.
Ci sono poi dipendenze particolari, cioè, relative al genere, per cui ciò che rende servo un uomo non rende serva una donna e viceversa. Le donne possono essere schiave della casa, della vanità tipicamente femminile, delle sollecitudini della vita, della dipendenza dal marito a descapito della comunione con Dio. Per non parlare dei vizi connaturati al genere, come il comarato, i salotti dove si taglia e si cuce. Sono semplificazioni, ovviamente.
Fra gli uomini c'è in primis la dipendenza dalla donna in quanto femmina, percui, il desiderio irrefrenabile o persistente della sessualità offusca la mente e allontana dalla comunione con Dio. La dipenedenza dall'alcool, dal gioco di qualsivoglia natura.
L'apostolo Paolo ebbe a dire che:
1 Corinti 13.11 riporta una considerazione che Paolo fece per indicare che c'è tempo per ogni cosa,leggiamo:
Così, ciò che era prima di conoscere Cristo deve essere smesso e può essere smesso solo se il credente apre l'orecchio per udire la voce del Signore.