Quanto leggerete deve essere preso come esempio, termine di paragone, relativamente a ciò che può succedere e succede nella vita di chi non mettendo il cuore all'amore per la verità, scivola ogni giorno sempre più verso l'induramento del proprio cuore.
E' sicuramente un tema molto spinoso, anche perchè poco si conosce in termini di numeri, e non è neppure un evento osservabile quanto meno da tutti; purtroppo esiste, è un pericolo reale che corrono tutti coloro che hanno creduto in Gesù Cristo e poi hanno ceduto alle insistenze delle tenebre in modo irreparabile.
L'apostolo 1° Giov. 5/16 dice:
Il primo punto è "vedere" chi ha peccato a morte. Ricordiamo a tal proposito che Samuele continuava a pregare il Signore per Saul, fino a quando Iddio gli disse:
L'esempio viene fatto a proposito affinchè nessuno si erga a giudice dei suoi fratelli, NESSUNO. L'iter che mena a questa amara condizione è sconosciuto ad ogni uomo, e chi ne ha ricevuto luce, la sola cosa che deve fare è smettere di pregare in quanto tempo perso, lasciando nelle mani di Dio il verdetto definitivo.
Per qualcuno potrà non suonare come un peccato a morte, ma essere rigettati da Dio, il quale consiglia il suo profeta affinchè non preghi più è in armonia con 1° Giov. 5/16. Sarebbe interessante esaminare il cammino di questi personaggi per vedere quanto é grande la pazienza di Dio nei confronti dell'uomo, prima di arrivare alla irrevocalbile condizione del peccato a morte.
Nella parabola del fico sterile, il servitore disse al suo Signore che non avrebbe tagliato il fico, ma si sarebbe preso cura di esso tentando il tutto per tutto, poi disse:
Osservando la vita di Giuda di cui ne conosciamo l'esito, mentre sarebbe facile tergiversare in discussioni più o meno condivisibili, dovendone analizzare il percorso non possiamo evitare di notare che per tre anni è stato con Gesù e i suoi discepoli, e nessuno tranne Gesù, si era accorto della vita segreta di Giuda. Pure gli evangeli, come suol fare il Signore, lasciano qua e la cenni di momenti, svolte significative nella vita di quest'uomo; il resto deve essere dedotto.
Il primo cenno della natura coltivata da Giuda, ci viene mostrato nell'occasione in cui Maria, la sorella di Marta, in un'impeto di amore per Gesù, non badando a spese, perchè chi ama non è avaro, ruppe un alabastro di olio odorifero. Possiamo leggere la sua osservazione in Giov.12/5-6, dove dice:
Molte sono le implicazioni psicologiche che se ne potrebbero trarre dall'analisi, ci basti raccogliere quello che l'evangelo dice. Avrebbe dovuto essere contento se una creatura onorava Gesù, ma siccome lui non lo amava di cuore sincero, si è lasciato andare ad un eccesso di carità umana verso i poveri, perchè per lui i poveri di cui non si prendeva certamente cura in quel momento valevano di più di Gesù.
Quanti sono zelanti per i (poveri= coloro che hanno bisogno....???) e poi pensano invece a se stessi e tutto questo nel nome di Gesù. Lo scarno linguaggio della parola di Dio dice che lui era ladro e portava la borsa. Chi porta la borsa non è necessariamente ladro, ma lui era l'uno e l'altro. E' una informazione che delinea l'attitudine di Giuda; come avrebbe potuto amare Gesù, avendo il cuore al danaro?
Quanti servono nella casa del Signore per danaro, guadagni, utilità personale!!! Il tempo che aveva trascorso con Gesù era stato macchiato da questo tarlo; la coscienza che aveva disimparato ad ascoltare, non parlava più ormai; quel filtro che avrebbe potuto limitare l'intrusione del principe delle tenebre nella sua vita, non funzionava più, e ogni giorno che passava il suo cuore diveniva sempre più insensibile, fino a quando l'ultima resistenza si ruppe, poi niente più lo avrebbe impedito nell'atto finale.
Non era ancora tutto compiuto, perchè c'era ancora speranza per lui, ma gli eventi precipitavano uno dietro l'altro, perchè tutto si deve compiere, Gesù doveva essere crocefisso, l'agnello doveva essere offerto, così:
Certo tutti avevano udito che Gesù aveva loro detto:
Mentre tutti gli altri lo chiamarono Signore, lui, Giuda non potendolo chiamare Signore, lo chiamò Maestro. La risposta di Gesù fu semplice ma veritiera; Lui non emanò il verdetto, come ognuno di noi avrebbe fatto, dicendo
Al di la del fatto che le cose si possono dire in vari modi, le parole di Gesù, siccome sono verità, hanno un solo signiifcato, perchè vanno nella direzione della giustizia di Dio; infatti Iddio non accusa nessuno, ma colui che è nel peccato si accusa da se e conosce da se dove porta il cammino della disobbedienza. Tu lo hai detto, fu la risposta di Gesù; ma non ci fu replica come non ci sarà replica davanti al Signore nel giorno del giudizio, quando saranno aperti i libri e l'universo conoscerà che Iddio è giusto, perchè ognuno andrà al suo futuro. Il giudizio uscirà dalla bocca di ognuno, dovendo riconoscere che Iddio è giusto.
La meraviglia è che certi personaggi si trovano anche nei momenti più sublimi, insieme a coloro che amano di cuore il Signore e nessuno si accorge di nulla, ma il Signore non può essere ingannato. Di seguito trascriviamo un momento solenne della vita di Gesù con i suoi discepoli, dove il sacro scrittore evidenzia che il diavolo aveva messo in cuore a Giuda di tradire il suo Maestro. Lasciamo al lettore i commenti.
L'evangelista Giovanni 13:26-29, racconta l'evento, evidenziando quello che Luca non ha evidenziato; molto probabilmente i due avevano con Gesù una intimità diversa e dunque una diversa sensibilità alle cose che avvengono nell'invisibile, così leggiamo fra le altre cose che in quell'occasione, cioè nell'ultima cena dopo il boccone che Gesù diede a Giuda, non avendo in lui sortito alcun effetto il trattamento ricevuto da Gesù, il suo cuore si chiuse definitivamente, e il Satana entrò in lui. Solo dopo, non avendo Gesù altra possibilità di scampo per Giuda gli disse:
Luca osserva il tristo evento in un momento differente, e lo lega al fatto che i sacerdoti e gli scribi cercavano come uccidere Gesù; tutto era pronto ormai, anche il traditore era pronto, perchè aveva messo la sua vita nelle mani di Satana, e coloro che odiavano Gesù si incontrarono e si incontrano sempre; il male raduna i suoi figli.
Leggiamo quanto riportato da Luca 22/1-6 -
Matteo 27:1-5 -
Così Matteo racconta il tragico evento che pose fine alla vita di Giuda. Gli era rimasto il rimorso più che il vero pentimento e l'ammissione che aveva tradito il sangue innocente rende onore a Colui che è stato tradito, perchè davanti all'agnello ogni lingua confesserà e ogni ginocchio si pieghera dicendo
Tutte le creature che dovranno confessare che Gesù è il Signore, non saranno per questo graziate, perchè mai vi fu pentimento mentre erano in vita e ma ve ne sarà più.
Abbiamo intrapreso l'esame di questo personaggio, senza pretendere di immaginare che per tutti coloro che intraprendono questa china valgano le stesse esperienze; ognuno ha un suo sentiero, ma perdere definitivamente la speranza è drammatico a tal punto che alcuni reputano non valga più la pena di vivere. Ciò significa che vale veramente la pena di vivere, perchè la vita è un cammino di speranza che Iddio ha dato all'uomo che accetta di camminare in obbedienza alla sua parola.
I fattori che menano alla morte eterna sono tanti, ma il passaggio di cui sopra apre ad un panorama impossibile per l'uomo da gestire, sebbene non sono pochi quelli che, attingendo a ciò che si vede, si affrettano ad emanare giudizi definitivi.
Si potrebbe aprire una lunga lista di cose che non sembrano menare alla morte, ma portano comunque ad un giudizio mortale. Male non sarebbe esaminare la posizione di coloro che risponderanno dicendo:
Quante discussioni che indurano il cuore, quanta dottrina che raffredda la fede, quante argomentazioni prive di onestà; si discute sempre senza mai pervenire ad una meta, una conclusione concreta; tutto rimane sospeso nell'aria per essere di nuovo come una palla di tennis che va da una parte all'altra senza mai finire la partita. Alla fine i giocatori saranno scoppiati e nessuno vincerà.
Oh Signore dacci la fede, quella fede che tende verso Te le mani ogni giorno per ricevere dalla tua mano soltanto un pezzo di pane del cielo, un bicchiere di acqua che non sia avvelenato dalle argomentazioni prive di onestà di tutti coloro che vorrebbero salire al monte, i quali non potendovi salire si coprono di fantasie e fantasticando raccontano il frutto delle loro immaginazioni.
Chiudiamo questa nostra riflessione con quanto è scritto in varie parti della scrittura.
Salmi 95:8; Ebrei 3:8;Ebrei 3:15;Ebrei 4:7;