Le questioni temporali
Quarto capitolo
Quando si parla di Dio e di Suo Figlio la cronologia delle profezie e gli eventi stessi non ci aiutano nell’intendere le cose compiutamente, perché l’eternità di Dio è incompatibile con la nostra realtà umana, dove tutto comincia e tutto finisce nell’arco in poco tempo. Mentre leggiamo Giovanni 1 dove ci viene detto che la Parola era Dio e che tutte le cose sono state create per mezzo di lei, ci scontriamo con ciò che è scritto:
Così, troviamo che Iddio usò la parola, cioè parlò, espresse così i suoi pensieri si che noi li potessimo udire, leggere, considerare e, dopo aver creato il cielo e la terra, dopo aver coperto l’abisso con le tenebre e sistemato quanto era necessario, disse: “Sia luce. E luce fu. E Iddio vide che la luce era buona. E Iddio separò la luce dalle tenebre. E Iddio nominò la luce Giorno, e le tenebre Notte. Così fu sera, e poi fu mattina, che fu il primo giorno”. Usò la parola per stabilire il primo giorno e usò la parola per tutte le altre cose che fece. Ma, che cosa è la parola? Non è forse il veicolo attraverso cui facciamo sapere ai nostri simili i nostri pensieri? La parola è in se impersonale, non è una persona; essa è però l’espressione fedele dei nostri pensieri. Attraverso di essa comunichiamo i nostri sentimenti; la gioia come la tristezza si leggono nelle nostre parole, ma nessuno di noi si sognerà mai di dire che è una persona. Nonostante ciò, la parola esprime la nostra gloria come la nostra ignavia, perché mentre parliamo creiamo attorno a noi passioni di varia natura, creiamo attese e delusioni e, quando un uomo è di parola noi diciamo che è coerente con se stesso. La parola esprime, mette in luce il nostro carattere la nostra personalità. Per queste ragioni lo scrittore della lettera agli Ebrei dice che il figlio è l’espressione della sua gloria e il carattere della Sua sussistenza.
Nonostante ciò, per non correre, dobbiamo aspettare che Colui che ha creato ogni cosa per amore, ci mostri l’oggetto del Suo amore. Così, mentre creava i mondi con la sola parola, le sue visceri si commuovevano in Lui, aspettando che venisse il compimento del tempo in cui avrebbe potuto mostrare il Solo e Unico Principe, Colui per il quale Lui aveva creato tutte le cose. Le parole da sole non sarebbero bastate per farci conoscere l’Onnipotente, era necessario un figlio, il massimo bene per un padre.
Così in Cristo Iddio ci ha rivelato il Suo amore; il suo amore per il figlio e per tutta la Sua creazione. Prima ha parlato attraverso i profeti, ma quando è venuto il giorno ci ha presentato Suo Figlio e ci ha parlato attraverso di Lui, perché “Iddio è stato manifestato in carne, è stato giustificato in spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato ai Gentili, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” (1 Timoteo 3.16). Era ed è nel seno del Padre (Giovanni 1.18) e la è rimasto fino al giorno in cui è finalmente apparso fra gli uomini. Gli spiriti di Dio non hanno trovato in Lui alcun difetto, gli angeli di Dio lo hanno riconosciuto come il legittimo erede di Dio, la sua predicazione è arrivata fino a noi e noi gli abbiamo creduto, e dopo aver compiuto per se stesso il purgamento dei nostri peccati è stato da Dio Padre elevato in gloria. Mi pare di vedere lo sguardo del padre raggiante di Luce mentre vede arrivare vittorioso davanti al Suo trono il Suo erede.
“Il suo nome durerà in eterno, il suo nome sarà propagato finché vi sarà il sole; e tutte le nazioni saranno benedette in lui e lo proclameranno beato” (Salmo 72.17).