La sua giustizia
Quinto capitolo
“Ed io ho riguardato, e non vi è stato alcuno che mi aiutasse; ed ho considerato con meraviglia, e non vi è stato alcuno che mi sostenesse; ma il mio braccio mi ha operata salute, e la mia ira è stata quella che mi ha sostenuto” (Isaia 63.5).
Sono parole che ci fanno riflettere a lungo e senza la Sua grazia nulla potremmo comprendere. Perché mai l’Onnipotente usa queste espressioni: “Non c’è stato nessuno che mi aiutasse?”. Dove avrebbe il Creatore di ogni cosa cercato qualcuno che lo aiutasse? Potevano le creature celesti aiutarLo? Perché avrebbe mai avuto bisogno di tale aiuto? Che cosa vuol dire il Signore quando parla della Sua giustizia? Occorrerebbe conoscere la storia di tutta la creazione per tentare almeno qualche cenno. Nonostante ciò, l’amore per il mio Dio e Padre celeste mi spinge a “giustificare” il suo operato. Lo so che a taluni orecchi la parola “giustificare Dio” può sembrare assurda, ma il cuore di coloro che amano davvero il Signore sa che ciò significa solo riconoscere che Dio è giusto in ogni cosa. Per riconoscere ciò è necessario almeno sapere di cosa si parla, altrimenti non si può giustificare nessuno vivendo nell’ignoranza. Giustificare e santificare Dio riferito a noi significa solamente che noi abbiamo bisogno di vederlo così, perchè Lui è già giusto e santo.
Ci piace ricordare ciò che Dio stesso disse dopo aver creato ogni cosa: “ Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Fu sera, poi fu mattina: sesto giorno” (Genesi 1.31). Ricordo che tale frase è riferita anche a Genesi 1.1, ossia al primo giorno, di cui nulla sappiamo che abbia una relazione diretta con ciò che si vede, tranne la terra e l’acqua.
In quel giorno, il primo giorno, furono creati i cieli. Nulla lascia pensare alla nostra definizione di cielo, perché quel cosmo che noi chiamiamo cielo non era ancora stato creato. Tale creazione avvenne al quarto giorno (Genesi 1.14-19). Si tratta dunque del mondo spirituale, ovvero della creazione di tutto l’esercito celeste. Tale esercito celeste, in quanto creature di Dio, è il frutto dell’Onnipotenza del Creatore, è opera Sua, perché Lui ha creato tutte le cose visibili e invisibili. Come un grande artista ha dato una forma e la vita alle sue creature, frutto delle sue mani. Di quel mondo poco ci è stato detto, ma ci sono cenni che lasciano intravvedere, anzi rivelano che vi è stata una ribellione (Ezechiele 28.11-9). Di non poco interesse è notare che Ezechiele è stato invitato dal Signore a pronunciare un lamento, un lamento sul Re di Tiro.
Altro elemento interessante per il nostro soggetto lo troviamo nel verso 15, dove leggiamo: “ Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, finché non si trovò in te la perversità” (notare che dice “la perversità, come ad evidenziare che la contaminazione lo aveva interamente e irrimediabilmente degenerato essendo lui stesso divenuto perversità).
Abbiamo fatto cenno al lamento del Creatore e dunque al Suo profondo dolore per una creatura che aveva definitivamente posto se stessa al di fuori di Dio per opposta natura. Creare un dio e generare un Dio non sono la stessa cosa. Il Signore ha anche creato l’uomo e gli ha dato autonomia, quindi lo ha elevato a dio, ma anche lui è stato guastato. Iddio gli ha conservato però la possibilità di essere riammesso al Suo cospetto alle sue condizioni.
Tutto questo, che è però una sintesi estrema ci è servito per parlare della giustizia di Dio. Il cielo è stato contaminato, la terra è stata maledetta a causa dell’uomo, l’uomo stesso aveva perso la comunione con Dio per aver sposato le insinuazioni del serpente e non aver creduto al comandamento di Dio.
Ecco che ritorna Isaia 63.5: “Ed io ho riguardato, e non vi è stato alcuno che mi aiutasse; ed ho considerato con meraviglia, e non vi è stato alcuno che mi sostenesse; ma il mio braccio mi ha operata salute, e la mia ira è stata quella che mi ha sostenuto”.
L’immane disastro che aveva colpito la Sua opera doveva essere sanato e nessuno avrebbe potuto mai portare a termine una tale e immensa opera. Ogni creatura potrebbe domandarsi: “Se Dio sapeva ogni cosa, perché ha fatto tutto ciò? Non poteva starsene tranquillo nei suoi palazzi?”. E’ proprio questo che non riusciremo mai a capire fino al giorno in cui non vedremo comparire davanti ai nostri occhi la ragione di tutte le cose, cioè Suo figlio.
Ci sono momenti in cui tendiamo a pensare che il Figlio di Dio sia venuto a causa del peccato e altri in cui invece vediamo che tutte le cose create sono state create per Lui e per amore di Lui. Personalmente credo che tutte le cose sono state create per Lui e in vista della Sua venuta. L’amore del padre per il Figlio ha sostenuto il Creatore in ogni cosa creata; vedendone Lui la fine e il fine ha sopportato ogni cosa. Ha sopportato la ribellione celeste e quella umana, ha tollerato la degenerazione delle sue creature, ma ha voluto dare a Suo Figlio una eredità senza difetti, ma ha dovuto pagare il prezzo della Sua giustizia, cioè del Suo obiettivo, la redenzione dell’opera sua.
“Il mio braccio mi ha operata salute”, così disse il Creatore, cioè, Io mi sono messo all’opera per portare a termine tutto ciò che ho fatto e di cui ho detto “ ed ecco, era molto buono”.
Non avrebbe potuto l’Onnipotente distruggere Lucifero? Certo, perché colui che crea ha anche il potere di distruggere la sua opera. Ma se avesse distrutto ciò che ha creato, avrebbe mai potuto dire che ciò che ha fatto era molto buono? Se avesse distrutto il principe del male avrebbe solo manifestato la Sua potenza ma nessuno mai lo avrebbe potuto conoscere come l’Iddio dell’amore, e quindi non avremmo mai potuto conoscerlo veramente per quello che Lui è. Ciò che annienta veramente il male è l’amore di Dio e non la potenza. Davanti a quell’amore si può rimanere annientati o riabilitati ma non si può rimanere impassibili. Tale giustizia genererà nel principe del male un fuoco che uscendo da Lui lo annienterà per sempre. “perciò io faccio uscire in mezzo a te un fuoco che ti divori e ti riduco in cenere sulla terra, in presenza di tutti quelli che ti guardano”(Ezechiele 28.18). L’immane odio nei confronti dell’Erede di Dio si tradurrà in un fuoco che lo distruggerà (cfr. Geremia 50.2 Isaia 41.1-4 e 23; 44.8; 46.9-10; 48.3; 63.1; Sofonia 3.5 Romani 3.25-26 Tito 2.14).