Una verità difficile
Ottavo capitolo
Una verità difficile e pur semplice riguarda la posizione che occuperebbe Gesù nella deità, perché tutto fa pensare ad un Dio trino pur nell’Unità. Semplicemente si afferma che Padre, Figlio e Spirito Santo siano tre “persone” con specifico carattere ma in perfetta sinergia fra di loro. Questo è quanto in sintesi si traduce dal dogma sulla trinità. Occorre ricordare che il termine trinità è una definizione umana tesa a semplificare un argomento così complesso, cioè quello che riguarda Dio.
Tutti i credenti affermano che ciò che è scritto nella bibbia è stato da Dio rivelato a uomini fedeli e quindi è parola di Dio. Fino a quando questa definizione calza con tutto ciò che noi possiamo comprendere con la ragione viene accettata com’è, ma quando cozza contro la ragione non sempre viene creduta allo stesso modo, e quindi si cerca in tutti i modi di argomentare in merito. Non fa eccezione la dottrina della trinità. Pure dobbiamo concludere che le cose del regno dei cieli sono rivelate ai piccoli fanciulli, ovvero non sono difficili da capire se siamo semplici, ma se la nostra condizione non è tale, e pure vogliamo capire, allora ci attrezziamo per formulare infinite argomentazioni. Veniamo al dunque. Premetto che le mie riflessioni sono solo mie e non per forza devono essere credute, condivise, fino a quando il Signore non aprirà la mente a tali pensieri. Siccome ci stiamo occupando della persona di Gesù, per forza di cosa ci occuperemo di ciò che lo circonda, è inevitabile fare riferimento a Dio Suo Padre e allo Spirito Santo.
Nel Salmo 2 e in Ebrei 1 leggiamo quanto segue:
Nel momento in cui si parla di figlio si deve per forza accettare che vi sia un padre che lo ha generato. Ciò dovrebbe valere anche per Gesù il figlio di Dio e figlio dell’uomo. Diversa è la problematica che riguarda lo Spirito Santo o Spirito di Dio. Lo Spirito di Dio era già presente nel primo giorno della creazione. Come potrebbe essere diversamente, visto che è lo Spirito Di Dio; ciò vuol solo dire che le cose non sono state fatte e basta, ma sono state fatte con tutte le sue forze o con tutto se stesso. Noi diremmo, se ciò fosse riferito a noi stessi, che abbiamo fatto le cose con spirito, anima e corpo. Ciò che io credo può aiutarci a capire meglio quanto stiamo cercando di evidenziare è ciò che Dio disse:
Ora Colui che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, perché sarebbe diverso oggi dalla Sua immagine? Certo, potrà anche non essere di facile comprensione ma restare semplice da capire concettualmente. Ecco che il Padre manda il figlio, Suo figlio. Un figlio che doveva essere come Lui, cioè della sua stessa natura e allo stesso tempo, onde l’offerta fosse conforme ai bisogni dell’umanità, egli doveva essere anche uomo. Quando leggiamo
Io chiedo come sia possibile pensare, sulla base di semplici considerazioni che tale principio non sia applicabile a Dio stesso. Iddio è certamente uno solo e non ci sarà un altro Dio; non ha un corpo umano certamente ma ha creato tutte le cose che lo circondano e che parlano della sua esistenza, della sua potenza e della sua gloria.
Quando leggiamo che “lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”, stiamo forse pensando che si tratti di un essere in perfetta armonia con il Creatore o del Creatore stesso? Se pensiamo che si tratti del Creatore stesso, come facciamo a pensare ad una persona terza pur in un contesto di perfetta sinergia? Personalmente trovo strana la definizione prima, seconda e terza persona della trinità, perché stiamo parlando di Dio dove questa terminologia che di fatto stabilisce una forma gerarchica è inapplicabile.
Mi rendo conto che questi pensieri possono scatenare contestazioni, visto l’assunto che ormai vige da secoli. Se condividiamo che ogni cosa esiste in Dio stiamo in realtà dicendo che davanti a Lui le cose sono già perché Lui vede ogni cosa presente passato e futuro. E’ impensabile immaginare che Gesù non sia eterno semplicemente per il fatto che leggiamo “Oggi io ti ho generato”. Colui che genera, genera se stesso e il generato esiste in Lui, è partecipe della sua gloria, è la sua gloria. Nel caso di Gesù le cose sono ancora più accentuate perché il Padre ha fatto ogni cosa per amore del figlio e quando creava ogni cosa il figlio era con Lui in Lui, nel seno del Padre. Dire che ogni cosa è stata creata per amore del figlio fa pensare anche ad un progetto immenso fatto appositamente per Lui, in vista di Lui.
Giovanni, nel suo vangelo, così lo definisce:
Lui è la Parola che in Gesù è stata fatta carne, non si è fatta carne da se; questo alimenta quel
Da qui quella frase che fa tanto discutere “Tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato”. Ebrei 1 da l’idea di quanto sopra detto con queste parole:
Altra considerazione riguarda le parole che Iddio ha messo nella bocca di Isaia 63.1-5, quando dice:
Letto così crudamente non è certo una bella immagine, ma nonostante ciò è la cruda verità. Dio ha riguardato dal cielo in terra e non ha trovato nessuno che lo aiutasse, nessuno! Perché avrebbe dovuto cercare nel mondo? Non sapeva Lui che non c’era nessuno sulla terra che potesse farsi carico della redenzione del Suo popolo? Questo linguaggio dovrebbe aiutarci a considerare l’immensa sofferenza a cui andava incontro nel dover dare suo figlio nelle mani degli uomini; sofferenza che Lui ha dovuto sopportare nel vedere su quella croce, Suo figlio, crocefisso. Si potrebbe pensare che come un padre abbia cercato con tutte le sue forze di evitare una tale sofferenza perché immensamente drammatica.
Perché era solo e nessuno lo aiutava? Personalmente ritengo che, detto in termini crudi, se Suo figlio fosse già presente alla pari di Lui non poteva sentirsi solo, anche per effetto delle sue stesse parole pronunciate il giorno in cui ha creato l’uomo. Quel giorno, leggiamo, Dio disse:
Attraverso quel sacrificio necessario che Dio ha messo nelle mani degli uomini, ha inteso redimere, salvare, ristorare e liberare dalle tenebre tutti coloro che lo accettano come tale, cioè Salvatore del mondo nei termini di cui sopra. Per questa ragione, quando l’ira sua si sarà accesa contro i suoi nemici, non resterà scampo a nessuno, pertanto, mentre è tempo, l’invito è :