Che questo stadio o piano sia il più subdolo e pericoloso, sul quale ci possiamo trovare, ce lo conferma Gesù stesso, quando dice:
Queste parole rivelano chiaramente i pericoli che sovrastano l'uomo non spirituale se rimane sotto il governo della vita dell'anima.
Notiamo che egli è stato nettato dallo spirito impuro; dunque non vive più sul piano carnale, si mantiene puro da tutte le depravazioni morali; di fatti, egli è persino arrivato a punto di migliorare ste stesso. Ormai egli è adorno. Possiede attributi e qualità mai avute prima, eppure nonostante la sua eccellenza esteriore di carattere e di condotta, la sua vita interiore rimane vuota, priva di realtà.
Lo spirito impuro, non fu allarmato vedendo la sua primiera dimora pulita e adorna, anzi parve contento. Il suo piacere massimo fu quello di vedere la casa non ancora occupata; Cristo non aveva il controllo della vita dell'anima.
Vero è; che lo spirito impuro sapeva di non poter tornare in essa palesemente, senza essere riconosciuto, ma sapeva anche però ciò che doveva fare per rientrarvi; cercò l'aiuto di altri sette spiriti più raffinati ma anche peggiori di lui, pur non essendo riconosciuti come tali.
Egli sapeva che questi altri spiriti avrebbero ottenuto l'entrata libera, prima di tutto facendo appello alla mente, e poi assoggettandosi tanto essa che le emozioni. Il nemico ha molti spiriti religiosi al suo comando, essi pure, come il grande ingannatore, si presentano come angeli di luce. Quale fu la conseguenza?
L'ultima condizione di quell'uomo divenne peggiore della prima. Ecco perchè Gesù continuò ad insistere anche con i suoi discepoli dicendo:
La parola "vita" in questi versetti è nel testo "psiche". Gesù dunque parla qui della vita dell'anima. E' proprio l'ansietà di conservare il suo "IO" che spinge.
Luca 12/ 15-23 parla dell'uomo che viveva unicamente per la sua anima. Leggiamo:
Nessuno può accusare l'uomo descritto in questa parabola di essere immorale, ingiusto o disonesto; anzi, secondo il mondo egli sarebbe considerato savio, industrioso, previdente. Egli non dissipava le sue ricchezze, era anzi desideroso di metterle al sicuro, non sapendo quello che il futuro potesse recare. Non era uomo da agire per impulso, no; ragionava fra se e se con grande ponderatezza sulle cose prima di agire.
Autore de il "RISTORAMENTO"