Ricevendo il Regno
Capitolo XII
Ebrei 12/28
Tutto è compiuto in Lui e da Lui; in noi il lavoro si svolge lentamente. "Il Tuo Regno venga"; questa è la preghiera di chi ha accettato il Signore quale Salvatore e Re. Vi è distanza fra il riconoscerlo come Re e sottomettersi definitivamente a Lui quale Sovrano, facendo parte di quei fedeli di cui è scritto:
Vi è un atto definitivo che lo scrittore dell'epistola addita nelle parole "Ricevendo il Regno", dopo averci accompagnato per le varie stazioni fino alla fine. Dei molti passaggi scritturali ne sceglieremo due, per spiegare che per lungo tempo, pur avendo conosciuto Lui come Re e Signore, siamo stati sotto vari re e signori.
"Il Signore è il mio pastore", dice il salmista. L'affermazione è di un santo uomo maturo, il quale, dopo varie esperienze di consacrazioni parziali, si è in modo definitvo messo alla dipendenza di Colui che, accettato quale sovrano assoluto e Signore, diviene Conduttore e Pastore.
Il profeta, parlando a nome di un popolo che ha sofferto sotto vari padroni, esclama: "O Signore Iddio nostro, altri signori ci hanno signoreggiato; ma per te solo noi ricordiamo il tuo Nome" (Is. 26/13). Altri; ma ora è uno. E solo per quell'uno, per la grazia che è in Lui e da Lui, abbiamo forza di ricordare il Suo Nome. Parola quest'ultima di significato profetico, che ci addita la persona e il carattere del Signore Gesù Cristo.
Dopo un lungo noviziato di varie e contradditorie esperienze, vi è un tempo in cui, in modo definitvo, veniamo come introdotti alla presenza del Re, lasciando alla spalle tutto e tutti. Prima di accettarlo finalmente quale Re, lo Spirito del Signore che ci ha guidati usando uomini eventi e cose, parlandoci anche in rivelazione, ci ricorda la ragione del Regno, la quale è scritta per i re della terra e, viene ripetuta in senso mistico, nei rapporti col Re celeste.
Essa è:
Tutto è figura dei rapporti fra noi e il Re Gesù. Vi è la ragione del Regno, secondo cui, noi e tutto ciò che è nostro, sia di vigore (figliuoli), sia di gentilezza (figliuole) e di possessioni, apparterranno al Re, e tutto in noi deve essere messo al Suo servizio, come Lui vuole, e per darlo, se così gli piace a chiunque Egli vuole.
I candidati al Regno, avendo oramai fatto esperienze, e presa ferma decisione, rispondono, uno per uno: Noi vogliamo il Re Gesù sopra noi. In modo mistico, è impossibile isolare nel tempo e nel luogo, e descrivere con parole ciascuno che Lo accetta e riceve e viene definitivamente messo sotto il governo del Re, cessando per così dire dall'agire di suo senno e, cominciando da quel momento in poi, a volere pensare nulla, tranne che nella grazia del Re.
Continua ...